Leadership in azienda: il nuovo trend è la Open Leadership
Bandita la “vecchia” concezione gerarchica che vede la verticalizzazione dei rapporti lavorativi: arriva una nuova cultura aziendale che ha sì l’obiettivo di aumentare la produttività, ma con un iter attraverso il quale espressioni come “fare squadra”, “sentirsi partecipe”, “tutti devono collaborare” hanno tutto un nuovo significato.
Intanto viene rivalutata l’idea di fallimento come fatto positivo, che insieme a espressioni come “intelligenza collettiva”, “peer to peer”, “engagement” portano alla definizione di Open Leadership: è questo il nuovo approccio alla cultura manageriale che promuove un sistema in cui i capi non controllano i collaboratori ma ne favoriscono dinamiche di auto-organizzazione.
All’interno di un gruppo di lavoro ognuno deve avere la libertà di esaltare le proprie capacità e attitudini. I collaboratori costruiscono valore insieme ai top manager che prendono le decisioni e attivano i processi operativi».
Si tratta di un’idea in cui l’innovazione gioca un ruolo fondamentale e il patrimonio aziendale diventa “capitale sociale”.
«Pensate a una squadra di calcio in cui tutti i giocatori sono super-campioni ma non sannointeragire gli uni con gli altri. La loro eccezionale bravura non servirà a molto senza uno schema da seguire né un tessuto emotivo che permette di connettere i loro talenti».
IL RUOLO DELL’INCENTIVAZIONE: la open leadership può offrire più di uno spunto a chi si occupa di incentivazione, secondo una nuova interpretazione dell’attività di engagement.
Non importa quale attività d’incentivazione si proponga, l’importante è farlo con una consapevolezza. Secondo Bruttini insomma «il fine ultimo di qualsiasi attività di incentivazione aziendale è la creazione di capitale sociale » che significa che i collaboratori sono messi nella condizione di contribuire attivamente alla crescita della reputazione e della credibilità dell’azienda. «I manager che propongo attività di squadra ai collaboratori senza uscire dalla mentalità secondo la quale “il lavoro lo devi fare perché è tuo dovere” non creeranno mai un coinvolgimento reale, un senso di responsabilità. Non basta proporre incentive divertenti, si devono cercare le risposte a domande come “chi siamo?” “Perché facciamo questo?”».
Detto ciò, le attività di team building che più si adattano alla creazione di capitale sociale in realtà esistono, e sono perlopiù tutte quelle che hanno a che fare con il racconto, dallo storytelling ai laboratori teatrali «poiché è attraverso la parola che ognuno ha la possibilità di farsi conoscere e di esprimere il proprio talento».
Facciamo un esempio concreto: poniamo il caso che all’interno dell’azienda un collaboratore abbia una spiccata capacità comunicativa e un buon controllo della scrittura. Come fa a esplicitarlo in ambiente lavorativo se la sua mansione è tutt’altra? Sarà solo attraverso la sua valorizzazione come “portatore di valore” che questa sua abilità potrà trovare espressione in azienda. Il collaboratore potrebbe allora occuparsi, per dirne una, della newsletter aziendale, diventando un punto di riferimento per gli altri.
Tratto da McOnline.it